L’organo Tamburini, trasferito nel corso del biennio 1991-92 nella chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna, ha ricevuto la sua fisionomia originaria in un periodo determinato, in un ambiente particolare e da un progettista singolare.
L’Anno Santo del 1950 era vissuto dai cattolici italiani ed europei nel fervore della ricostruzione morale e materiale dopo le rovine della seconda guerra mondiale. Ai romani, in particolare, premeva assicurare l’accoglienza ai pellegrini nel segno della completezza delle linee urbanistiche e architettoniche soprattutto nella zona vicino a San Pietro.
“Ad ogni costo!” fu l’ordine di Pio XII per il completamento di quella superficie che rimaneva ancora scoperta a destra di via della Conciliazione vicino al Tevere. Il palazzo, che subito fu intitolato al pontefice, si impose in tutta la sua mole allo sguardo dei romani e dei forestieri benché non fosse completamente ultimato al suo interno. L’Auditorium, costruito al centro di esso, sarebbe stato inaugurato il 29 giugno 1951 con la Resurrezione di Cristo di Perosi.
Con la costruzione del palazzo ormai avviata, si sentì l’esigenza di dotare l’aula di un grande organo. Si andò così alla ricerca di un progettista che potesse dare la massima garanzia. Questi fu Fernando Germani, titolare degli organi di San Pietro in Vaticano, docente presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma e concertista fra i più celebri del momento.
Le concezioni organologiche di Germani si fondavano su ripetute esperienze degli organi di tutti i continenti, ma in modo particolare di quelli americani. Nelle principali città del nuovo continente era molto diffusa la conoscenza della letteratura organistica di ogni genere e di ogni epoca, propagata con esecuzioni ad alto livello negli Auditoria, nelle sale, nei cinema, nelle università, oltre che nelle chiese, ed eseguita spesso su strumenti dalle dimensioni colossali.
Per quanto riguarda il quadro fonico, le sonorità maggiormente in uso nei paesi americani erano derivate dai tipi francese e inglese, un po’ lontane cioè dal gusto italiano, e di conseguenza l’intonazione veniva fatta su pressioni molto alte.
Germani era stato chiamato diverse volte a curare i progetti di organi da chiesa, ma di fronte al progetto per il grande organo dell’Auditorium di Palazzo Pio volle immaginare uno strumento sul quale si potesse eseguire tutta la letteratura di autori antichi e contemporanei senza limitazioni di sorta.
Le limitazioni non dovevano essere causate neppure dalla mancanza di timbri e di impasti sonori in perfetto stile con le composizioni originali. Il nuovo organo, concepito una ventina di anni dopo quello del Pontificio Istituto di Roma e destinato ad un ambiente non sacro, doveva essere il nuovo modello esistente in Italia per l’esecuzione della più ampia letteratura organistica.
In coerenza con tali principi, verso il 1948 Germani compilò il progetto che prevedeva uno strumento di 159 registri reali con cinque tastiere la cui realizzazione il Governatorato della Città del Vaticano affidò alla ditta Giovanni Tamburini di Crema.
Tutto l’insieme, con le sue 12278 canne, formava uno dei più grandi organi e unico nel suo genere in Italia, tale da permettere agli artisti di colorire stilisticamente composizioni di ogni epoca e nazionalità.
Fu collaudato dallo stesso Germani il 27 agosto 1951. Il concerto inaugurale invece fu eseguito da Ferruccio Vignanelli il 25 ottobre dello stesso anno in occasione delle celebrazioni per il XV centenario del Concilio di Calcedonia.
Per la verità l’utilizzazione di questo strumento fu saltuaria e sempre problematica. A lungo andare non era più giustificabile la presenza di un capitale morto in quell’ambiente e si diffuse la voce di una ipotetica cessione gratuita.
La richiesta di accettazione di donazione venne inoltrata dalla Parrocchia di San Giovanni Bosco in Bologna tramite interessamento del salesiano Don Ercole Alberti in data 27 febbraio 1988.
Il Santo Padre si mostrò felice di donare il grandioso strumento ad una chiesa retta dai Salesiani in considerazione che quell’anno era il centenario della morte di San Giovanni Bosco ed in particolare di donarlo ad un edificio sacro esistente in Bologna, città da dove era iniziato il movimento della riforma liturgica desiderata dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Confortati dal parere favorevole del cardinale arcivescovo Giacomo Biffi e dal Consiglio ispettoriale salesiano di Milano, il 10 novembre 1989 venne perfezionata la pratica amministrativa con lo Stato del Vaticano portando così a compimento la donazione del Papa. La stessa parrocchia affidò i lavori di smontaggio, trasporto e rimontaggio alla ditta Giovanni Tamburini di Crema che lo aveva costruito quarant’anni prima. Per accogliere tutti i corpi sonori fu scelto il vano in cornu Epistulae vicino alla cappella del SS. Sacramento, dimostrandosi quello, oltretutto, un punto di buona diffusione del suono.
Dopo circa vent’anni di permanenza nel capoluogo emiliano, l’organo Tamburini è stato sottoposto ad un intervento di restauro conservativo della trasmissione che ha permesso allo strumento di tornare ad operare in piena efficienza. Rimane tuttavia necessario un intervento approfondito che riporterebbe il colossale strumento allo splendore originario.
Tante altre informazioni, foto, curiosità, possono essere reperite sul sito www.organosangiovanniboscobologna.org. Numerose le visite di appassionati, studiosi ed organisti. L’organo viene suonato tutte le Domeniche e Festività dell’anno dall’organista titolare Stefano Manfredini.